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Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose di Gianrico Carofiglio

Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose edito Feltrinelli è l’ultimo saggio di Gianrico Carofiglio. In questo libro, l’autore affronta temi a lui molto cari, come la dialettica, l’uso del linguaggio e il confronto verbale, soprattutto quello che avviene a livello politico.

 

Fin da subito, sul libro, ma anche in ogni sua intervista, Carofiglio tende a precisare a cosa si riferisce quando in questo breviario parla di gentilezza e coraggio.

 

Quando si ricerca il significato di una parola solitamente si va sul dizionario per leggerne la definizione. E facendo così, alla parola gentilezza vedremo affiancati significati come cordialità, buone maniere, garbo, buona educazione. Naturalmente tutte buone qualità che, facilmente, ognuno di noi apprezza in se stesso e negli altri. Ma in questo lavoro, per gentilezza si intende qualcosa di diverso. La gentilezza, in un conflitto verbale, per Carofiglio, non è l’attitudine di ritirarsi dal confronto ma esattamente il contrario. Si tratta di una dote che prende le mosse nella sua pratica dalla consapevolezza che il conflitto è inevitabile nelle nostre vite individuali e collettive. Ciò è un bene, perché dal conflitto derivano le scoperte, la comprensione, la tolleranza.  Ovviamente ci sono molti modi di praticare il conflitto, una sequenza di questi modi la vediamo per esempio nei dibattiti televisivi in cui si assiste solitamente a risse scomposte, in cui si fa quasi a gara a chi urla di più. Non si presta ascolto e spesso si usano tecniche che portano la discussione su altri terreni. A questo punto bisognerebbe, invece di difendersi o peggio ancora di replicare con altrettanto astio, mantenere la calma e riportare il proprio interlocutore alla vera questione.

 

In buona sostanza si dovrebbero applicare insegnamenti delle discipline orientali e delle arti marziali. Non è mai un bene in uno scontro fisico rispondere alla forza con la forza. Il concetto di fondo è che non si pone forza alla forza dell’avversario, se l’avversario mi spinge invece di opporre resistenza alla spinta, cedo dolcemente e gli faccio perdere l’equilibrio e in questo modo, senza esercitare violenza, svolgo una funzione duplice; da un lato disattivo l’aggressione, la rendo innocua ma dall’altro svolgo una funzione pedagogica perché comunico al mio avversario che quello non è un buon modo, è un modo che non paga. Il combattimento si può svolgere con altre modalità diverse da quelle distruttive. Ciò vale nel confronto fisico ma anche nel confronto verbale. La gentilezza è insomma lo strumento per disinnescare i conflitti. Attuare ciò non è facile perché l’istinto sarebbe di rispondere colpo su colpo. Ci vuole, pertanto, coraggio a non cedere alla propensione alla violenza fisica o verbale. Ma cos’è il coraggio? Erroneamente siamo portati a pensare che la paura sia il contrario del coraggio. Ma non è così. La paura, invece, è la premessa del coraggio. Se vogliamo davvero dare una definizione, il coraggio è essenzialmente il buon uso della paura dalla quale non ci facciamo dominare e che diventa in questo modo un potente strumento di trasformazione.

 

Afferma Carofiglio, gentilezza insieme a coraggio implica prendersi la responsabilità delle proprie azioni e del proprio essere nel mondo, accettare la responsabilità di essere umani.

 

Un saggio breve ma di alto livello, molto intenso e ricco di contenuti, un libro prezioso e una guida molto utile non solo per interpretare correttamente il mondo e districarsi nella comprensione delle diatribe televisive tra i vari rappresentanti politici ma valida pure nella vita di tutti i giorni, per non cadere nella trappola di chi vuole condurci a conflitti inutili e dannosi. Il conflitto se attuato ed affrontato con le regole della gentilezza e del coraggio, così come spiegato nelle pagine del libro può rappresentare davvero la chiave di volta per innescare cambiamenti positivi.

 

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