· 

23 maggio 1992 - 23 maggio 2020

Oggi 23 maggio 2020 ricorre il 28° anniversario della strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta. Si salvò solamente l’autista che quel giorno era seduto sul sedile posteriore poiché guidava Falcone.

 

Non avevo ancora compiuto diciotto anni, frequentavo la quarta superiore e si può dire che non avevo mai vissuto un evento così drammatico, tragico e ai miei occhi di ragazza, inconcepibile, assurdo, violento che mi lasciò senza parole.

 

Ricordo che ne parlammo in classe, furono giorni “strani”, di dolore, di smarrimento, di domande senza risposta e di tanta paura. Qualcosa si era rotto, un equilibrio che durava da un po’, e forse era solo l’inizio di altra violenza, terrore. Ed infatti, non aspettammo molto, perché il 19 luglio, poco meno di due mesi dopo, fu ucciso davanti alla casa di sua madre il giudice Paolo Borsellino, compagno, collega e amico di Falcone che quel giorno di maggio spirò tra le sue braccia.

 

L’esempio di Falcone e Borsellino è ancora forte, dentro ognuno di noi. La loro lotta contro qualcosa di più grande come la mafia, con la consapevolezza che ogni giorno poteva essere l’ultimo, deve rappresentare un faro, per ognuno, perché credere nella legalità, nell’onestà, nella giustizia, non deve fermarsi alle belle parole, ai discorsi che in giorni come questo sentiamo e leggiamo, ma deve essere un modello, uno stile vita. Si comincia dalle piccole cose di tutti i giorni, tenendo comportamenti corretti, e non cedendo alla debolezza, al “ma lo fanno tutti”.

 

Come ogni anno, in tutti le bacheche dei social sarà un proliferarsi di immagini di Giovanni, della strage, dei suoi insegnamenti, ma come detto non basta questo, tutti possiamo fare qualcosa nei limiti delle nostre possibilità.

 

Falcone era convinto che “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una fine”, non so se avesse ragione o meno, ma so che non bisogna mai arrendersi e non bisogna mai perdere la capacità di indignarsi, diversamente saremmo già sconfitti in partenza.

 

LeggereOvunque

Scrivi commento

Commenti: 2
  • #1

    Piera Maria Chessa (sabato, 23 maggio 2020 11:31)

    Due storie terribili, due vite che meritavano di essere molto più lunghe e felici. Un impegno
    ammirevole, il loro, come dici tu, un modello per tutti noi.
    Grazie per averne parlato, con dispiacere e con passione. Un bel testo, il tuo.
    Piera

  • #2

    LeggereOvunque (sabato, 23 maggio 2020 13:11)

    Grazie Piera per questo tuo intervento e soprattutto per le tue parole. Una riflessione che è nata davvero spontaneamente stamattina sul quel tragico 23 maggio.
    A presto.
    L.O.