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Ogni parola che sapevo di Andrea Vianello

Negli ultimi anni tra gli scaffali delle librerie trovano posto, sempre più spesso, libri autobiografici o biografici di persone famose o no che raccontano di una malattia sconfitta o con la quale hanno imparato a convivere.

 

Difficilmente, prima, si parlava delle proprie debolezze, delle malattie che ci affliggono, vi era una sorta di pudore accompagnata da un senso di vergogna; si tendeva a nascondere tali fragilità anche all’interno della propria rete di familiari e di amici.

 

Questo è il racconto di Andrea Vianello, noto giornalista televisivo ed ex direttore di Raitre, che il 2 febbraio 2019 è stato colpito da un fulmine, un ictus improvviso che gli ha tolto la parola. Lui che della parola scritta e parlata ha fatto il suo mestiere ora non riusciva a pronunciare nemmeno i nomi a lui più familiari, quello della moglie e quello dei figli.

 

Vianello racconta il percorso, il viaggio che da quel giorno di febbraio ha dovuto compiere per ritrovare le parole perdute. Un viaggio doloroso, difficile, in cui non sono mancati i momenti di grande sconforto. Ma Vianello, anche grazie all’aiuto della famiglia e del personale medico, infermieristico e sanitario tutto, non si è arreso, combattendo giorno dopo giorno con costanza, determinazione e testardaggine.

 

Un racconto lucido, drammatico con spruzzi di ironia. Un libro che ci avvicina a una malattia che molti di noi conoscono di nome ma di cui effettivamente sappiamo ben poco se non la abbiamo affrontata.

 

Scrivere questo libro, per Vianello, è stato tutt’altro che semplice, considerate non solo le sue difficoltà a parlare ma anche a scrivere. Ciò che gli è accaduto, gli ha tolto per diversi mesi la capacità di parlare, di dare voce al suo pensiero, ma anche di scrivere, di associare i segni che corrispondevano alle parole che aveva in testa.

 

Per Vianello scrivere la sua storia è stato, perciò, un esercizio riabilitativo e una cura. Parlare di ciò che ci capita aiuta ad affrontare il problema e a superarlo.

 

Ogni parola che sapevo rappresenta una speranza per chi sta attraversando lo stesso “tunnel” e uno sprone a non arrendersi.

 

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