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Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Il 25 novembre si è celebrata la Giornata Internazionale per l’ eliminazione della violenza contro le donne. Questa giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1999. La scelta di tale data non fu casuale. Il 25 novembre 1960 , nella Repubblica Dominicana furono uccise tre attiviste politiche per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Si stavano recando a far visita ai loro mariti in prigione, quando vennero fermate da alcuni militari che le condussero in un posto segreto, dove vennero violentate e uccise. I loro corpi, poi, vennero fatti volare da un dirupo, a bordo di un auto, con il tentativo di mascherare gli omicidi con un incidente.

 

I dati allarmanti ci dicono che dall’inizio di quest’anno fino al 21 novembre gli omicidi di donne sono stati 109 e di questi ben 93 consumati in ambito familiare/affettivo.

In Italia l’Istat rileva che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner*.

 

Ogni tre giorni la cronaca registra un femminicidio, cioè quell’omicidio di una donna, commesso da un uomo per motivi basati sul genere. All’origine di ciò c’è una cultura di matrice patriarcale nella quale la donna viene vista come un oggetto su cui  esercitare violenza psicologica e fisica allo scopo di subordinarla e annientarne l’identità fino alla schiavitù o alla morte.

 

Le misure di protezione messe a disposizione dello Stato per tutte le donne che trovano la forza di reagire e di denunciare il loro carnefice appaiono insufficienti. Un uomo non si ferma certamente davanti al divieto di avvicinamento quando il suo intento è voler fare del male, e altresì non vi è scoraggiato dalle eventuali conseguenze penali. Sarebbe auspicabile che l’aggressore venga davvero messo nelle condizioni di non nuocere, ma da subito, dalla prima denuncia della vittima, perché poi, come dimostrano le cronache, è troppo tardi. Al contempo, sarebbe necessario attuare un programma di vera tutela della donna e dei suoi eventuali figli.

 

Ma cos’altro si può fare? Bisogna agire prima, bisogna cercare di prevenire.

Occorre, prima di tutto, sradicare la cultura patriarcale, attraverso un’educazione alle emozioni e ai sentimenti già dai primi anni dell’infanzia, insegnando ai bambini il rispetto dell’altro, anche se è diverso da noi per genere, per abilità, per credo religioso, per etnia…

 

Questo mi pare il modo più incisivo per combattere ogni forma di violenza. I bambini di oggi rappresentano il futuro e solamente aiutandoli a crescere nel rispetto reciproco abbiamo la speranza di costruire un mondo migliore.

 

Ogni giorno le donne combattono con tenacia la loro battaglia, chiedendo più tutele e in occasione della giornata del 25 novembre manifestano, partecipano a convegni e a eventi per dire no alla violenza, per dire no a ogni forma di discriminazione, sole, per lo più: ma dove sono gli uomini? I mariti, i fratelli, gli amici. Questa è una battaglia che deve essere combattuta dall’intera società, e gli uomini dovrebbero essere in prima fila, per condannare e dissociarsi da tutti quei comportamenti violenti, abusanti e intollerabili compiuti da coloro che uomini non sono.

 

LeggereOvunque

 

*Fonte: Ministero della Salute

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