In un periodo che copre un arco temporale abbastanza lungo, tra il 1862 e il 1950, seguiamo negli otto racconti di questo libro le vicende di personaggi che agiscono in contesti pirandelliani e talvolta boccacceschi. L'uniformità dei racconti è garantita dal camillerese che con il suo ritmo riesce a essere esso stesso protagonista. Togli a Camilleri la sua lingua, un misto ben costruito a metà tra siciliano ed italiano, e ne avrai estratto l'anima.
Camilleri racconta la Sicilia dell'unità d'Italia e del ventennio fascista. L'autore muove i suoi personaggi come su un palcoscenico, gli dà voce, e ne mette in risalto vizi e virtù. Degli otto, tre in particolare mi sono piaciuti: Teresina, Il palato assoluto e Il morto viaggiatore.
Pubblicata da Sellerio editore Palermo nel 2016, La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta raccoglie scritti di quegli ultimi quindici anni. Due di questi racconti ("Lo stivale di Garibaldi" e "Il palato assoluto") erano già apparsi nel 2010 come allegati alla rivista Stilos.
LeggereOvunque
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Piera Maria Chessa (venerdì, 30 ottobre 2020 20:51)
Essenziale ma completa questa tua recensione. Un bell'omaggio a uno scrittore che ha saputo raccontare molto bene la sua Sicilia. Brava.
Piera
LeggereOvunque (sabato, 31 ottobre 2020 14:31)
Grazie mille, per le tue parole, Piera.