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La vita ai tempi del coronavirus

Molti di noi forse non avevano provato una paura così, nemmeno ai tempi della Sars, dell'aviaria e dell'influenza suina.

 

Ci stiamo rendendo conto, davvero, quanto la vita dell'uno sia strettamente connessa a quella degli altri, anche quando l'altro si trova dall'altra parte del mondo. E questo, in un mondo sempre più globalizzato, in cui le distanze si sono davvero accorciate e la mobilità di merci e persone è da tempo normale ed inevitabile.

 

Ci sentiamo fragili in questa guerra che non è fatta di bombe, ma di un nemico invisibile, subdolo e insidioso.

Nessuno sa quando ne usciremo, né tanto meno come ne usciremo.

Ognuno, però, può far qualcosa per sé stesso e per il prossimo.

Se da una parte c'è chi suggerisce di non cambiare le nostre abitudini, c'è dall'altra chi consiglia diversamente.

Cosa fare? Ci sentiamo smarriti. Ci sono persone che sottovalutano il problema, altre che prospettano quasi un'apocalisse imminente.

Come sempre l'approccio migliore sta nel mezzo.

 

La chiusura di scuole e di università e l'annullamento di eventi culturali e sportivi ci sono di aiuto, poiché evitano assembramenti di individui e limitano così le occasioni di contagio.

Per il resto, siamo bombardati ovunque nei mass media e sui social circa le norme da adottare per evitare di ammalarci e di contagiare.  Sta al nostro buon senso e alla nostra volontà applicarle per proteggere noi stessi e chi ci sta intorno.

Dobbiamo cercare di non farci sopraffare dalla paura e allo stesso tempo prendere le dovute precauzioni.

 

Stiamo vivendo una situazione nuova che ci destabilizza come individui e come comunità.

È una malattia molto contagiosa, per cui va a toccare le nostre relazioni. Ci vietano di stringerci la mano, di baciarci, di abbracciarci proprio in momenti in cui avremo bisogno di sentire la vicinanza, anche fisica, delle persone a cui vogliamo bene. Laddove non possono i gesti, possono le nostre parole essere carezze che confortano.

Recuperiamo, allora, la grammatica degli affetti e scopriremo così sentieri che non percorrevamo da tanto e che sono capaci di scaldare il nostro cuore e darci la forza per superare questo periodo che ci sta mettendo duramente alla prova.

 

Proviamo a non tenere sempre la tv accesa e il nostro smartphone in mano, dove minuto per minuto continua il conteggio delle vittime e dei contagiati.

Approfittiamo per leggere quel libro che aspetta sul comodino, per vedere un bel film, per trascorrere momenti preziosi con i figli e i nipoti.

E soprattutto, ricordiamoci che siamo tutti sulla stessa barca, ognuno con un compito preciso, ad affrontare questa tempesta.

E se ce l'ha fatta Noè a superare il diluvio universale, ce la faremo pure noi.

 

LeggereOvunque

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